“Hikikomori Shimbun”, il giornale degli autoreclusi

LA MISSIONE DI NAOHIRO KIMURA PER FAVORIRE IL REINSERIMENTO IN SOCIETÀ

Stanno svegli di notte e dormono durante il giorno. Pur di non uscire dalla propria camera mangiano a stento, si lavano poco o nulla. La tastiera è l’unico strumento di contatto col mondo esterno: il web diventa inevitabilmente una dipendenza. Stare in disparte, in giapponese ‘hikikomori‘: un fenomeno sociale battezzato negli anni ’80 nel Paese del Sol Levante e che oggi presenta casi anche negli Stati Uniti e in Europa. Gli hikikomori sono persone che decidono di chiudersi alla vita sociale, scegliendo il totale isolamento. Il fenomeno coinvolge in particolar modo giovani tra i 14 e i 30 anni, ma ci sono esempi di persone affette dal disturbo anche in età avanzata.

Per cercare di contrastare questo fenomeno, dal 2016 è attivo in Giappone lo Hikikomori Shimbun, un giornale nato dall’idea di Naohiro Kimura, 34 anni, che è riuscito a ritrovare il rapporto col mondo esterno dopo 10 anni di reclusione causati dall’aver fallito il test d’ingresso per una prestigiosa università. Kimura si pone come obiettivo quello di aiutare gli hikikomori a uscire da questa forma di eremitismo, se così si può definire, di cui sono schiavi.

Le cause di questo disturbo mentale sono molteplici. In Giappone è considerato un effetto delle pressioni sociali e culturali: la scuola e la famiglia pretendono dai ragazzi il massimo impegno per arrivare a frequentare università di prestigio e ambire a posizioni lavorative di rilievo; l’eventuale fallimento sarebbe motivo di vergogna per l’intera famiglia. Per la profonda dedizione al lavoro, la figura paterna è spesso assente ed è per questo che la madre, a cui è affidata la gestione della casa, finisce per sviluppare un rapporto di simbiosi con i propri figli che così non riescono a sviluppare autonomamente la propria individualità. Più in generale, può essere causato anche da episodi di bullismo, che innescano ansia e fobia sociale, oppure da personalità particolarmente introverse che di per sé fanno fatica ad instaurare nuove relazioni. Solo in Giappone ci sarebbero circa un milione di hikikomori (quasi l’1% della popolazione), ma i casi confermati sono poco meno della metà poiché le famiglie, per il senso di fallimento sopra descritto, si vergognano nel mostrare di avere un figlio con tale problema.

Hikikomori Shimbun offre notizie e consigli rivolti non solo a chi ha propriamente bisogno di aiuto, ma anche ai familiari, ed è disponibile sia in formato web che cartaceo. Kimura ha messo in gioco i risparmi di una vita per realizzare questo progetto: per i primi mesi ha stampato a sue spese il giornale e con le sue sole forze è riuscito a vendere più di 6000 copie. Da un team di soli 15 collaboratori, oggi la redazione conta più di 100 volontari di cui la maggior parte sono ex o attuali hikikomori che, grazie alla scrittura, sono finalmente riusciti a ristabilire un rapporto con la società. Il loro impegno mira a diffondere la conoscenza di questa condizione attraverso il racconto della loro personale esperienza da hikikomori e il confronto con chi invece ne è ancora imprigionato. Il giornale è stato tradotto in diverse lingue in relazione agli altri paesi in cui il fenomeno sta dilagando come Stati Uniti, Corea del sud, Francia, Spagna e anche Italia.

Nel nostro paese sono circa 100.000 i casi confermati, per lo più adolescenti vittime di bullismo. Punto di riferimento è l’associazione ‘Hikikomori Italia‘, fondata dallo psicologo Marco Crepaldi. L’obiettivo dell’associazione è quello di sensibilizzare e di far riflettere, analizzando le possibili cause della condizione e offrendo opportunità di confronto tra i giovani caduti in questo stato attraverso gruppi sui social e chat a loro dedicate. Per la sua unicità, l’attività del dottor Crepaldi ha suscitato l’interesse dell’Hikikomori Shimbun: ne è nato un articolo in cui lo psicologo si confronta con un uomo che da trent’anni vive da hikikomori, un’occasione d’oro per comprendere meglio la natura e gli aspetti caratteristici di questa situazione.

L’esperienza e l’impegno di Naohiro Kimura e di Marco Crepaldi hanno già cominciato a dare i primi risultati: con il suo giornale Kimura è riuscito a risollevare le sorti di tantissimi hikikomori, che hanno trovato nell’attività giornalistica la voglia di raccontarsi e di rimettersi in gioco. Marco Crepaldi è un supporto per tutti quei giovani e meno giovani che si trovano a dover affrontare le conseguenze di tale autoreclusione.

di Martina Mariani

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